“L’uomo vive in città mangia senza fame beve senza sete si stanca senza fare fatica.
Rincorre il proprio tempo senza raggiungerlo mai, è un essere imprigionato, una prigione senza confini da cui è quasi impossibile fuggire.
Alcuni esseri umani hanno bisogno di riprendere la proprie vite.
Non tutti ci provano e pochi ci riescono.
Una delle vie maestre è quella che conduce alla montagna.
C’è tanta bellezza, fatica, solitudine e silenzio in questo mondo arrampicato.
Tutti valori poco alla moda ma che aiutano a vivere e a conoscere se stessi”.

W. Bonatti 1930-2011

La prima volta che ho messo piedi su un ghiacciaio avevo 16 anni e per me è stato come conoscere il paradiso terrestre.
Era come scoprire per la prima volta l’altra faccia della montagna: quella fatta di neve perenne, cime aguzze, nessun anima viva se non quella degli uomini che provano a raggiungere le sue alte cime, il silenzio che dilaga per quegli spazi immensi lasciandoti senza fiato.
Soprattutto ricordo la mia felicità, la fatica nell’ascesa e la concentrazione che ci misi per arrivare in cima e ridiscendere a valle verso il rifugio. Ma la felicità era parte di tutto questo, non solo il raggiungimento dell’obiettivo ma tutto il viaggio in sé.
Il viaggio introspettivo che inizi andando in montagna si fa sempre più profondo avvicinandoti alle alte quote, ai limiti della vita.
Non è affascinante tutto questo?

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